5 Luglio 2011 – L’alba rivelatrice

Dal momento che questa mattina alle 4:30 i pensieri erano talmente pochi che l’unica sensazione che sentivo era di quasi soffocamento restando nel letto della camera angusta che si trova in questa casa al mare, la cosa più sensata che potessi fare mi è sembrata infilarmi addosso una felpa un pantalone e le scarpe da tennis e correre, correre il più intensamente possibile lungo mare guardando l’orizzonte il sole che pian piano ha fatto capolino e gustare il rumorino delle onde calme che pian piano battevano sulla sabbia. Sono più o meno riuscita a farmi quattro km di poca corsa ovviamente e la maggior parte di camminata, è da quando è nata mia figlia, 3 anni fa che praticamente non faccio più neanche cyclette e stretching e inoltre con tutta la dispersione di potassio che ho i crampi erano praticamente un jolly garantito. Ma sono riuscita a fermarne gli accenni appunto con un po’ di stretching quando si è presentato il problema.

Pensavo anche alla devastazione di stanchezza che mi avrebbe colta e invece tutto sommato non ne sono stata neanche così tanto colpita. Ho corso finché potevo a pezzettini, il respiro affannato la resistenza zero che mi porto dietro i muscoli assolutamente rattrappiti, che sotto sforzo mi hanno permesso di non pensare alla distruzione che ho nella testa e nel cuore.

Dopo tre anni di convivenza ed una figlia ho una vita completamente da ricostruire, un compagno che evidentemente conoscevo poco e che capisco ancora meno, nella confusione totale di essere genitori il nostro rapporto si è completamente dissolto nel vento non sussiste più nemmeno il sesso, insomma veramente un castello di carte già di per sé effimero che si è sgretolato senza neanche un alito di vento.

Prima tornando dalla mia corsa ho visto nel mare un ragazzo musulmano che pregava, la sua preghiera del mattino rivolta verso La Mecca, inchinato nell’acqua faceva gesti ripetuti chissà quante volte ma per lui in quel momento non c’era niente e nessuno, solo il suo Dio cui chiedere chissà cosa. Ecco per un attimo l’ho invidiato, perché io cammino fissa con il mio ghigno malinconico stampato sulla faccia consapevole che per me non c’è redenzione, nessuno ascolta le mie preghiere perché speranze ne ho sempre avute poche e in ogni caso da anni non ne ho proprio più. Non ho nessuno che mi ascolta, che mi ascolta veramente e si interfaccia con me concretamente e profondamente, solo mia nonna ha fatto questo per me ma lei non c’è più da tanti di quegli anni e mi sento sola, mi sento isola. Forse dovrei avere anch’io un Dio cui affidarmi adesso che mi sento così senza appigli. Chi lo sa.

Sono terrorizzata dal fatto che adesso sono genitore e dovrei pure fungere da nave-scuola per mia figlia che mi guarda e mi chiede le cose, come se da me potessero uscire le verità assolute. Ma che verità posso mai fornirle io, io che non ho saputo neanche arrivare a 30 anni sicura di qualcosa? Non ho nemmeno una certezza di quelle grandi certezze che tutte abbiamo in testa di
raggiungere, che ne so, a 20 anni. Ecco come potrò trasmettere a lei qualcosa che abbia un senso? Se poi io sono la contraddizione vivente di tutto questo? Ancora una volta brancolo nel buio.

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