Addio empatia – 29 Marzo 2014

Continuiamo sulla retta via seguendo la quale c’è sempre un libro che in un determinato momento arriva con le sue frasi e ti apre il pensiero illuminante, che magari te ne genera altri tre milioni per incasinarti ancora di più, ma almeno non stai ferma a guardare un muro grigio con la bocca spalancata sentendoti nessuno.

Ecco questa è la cosa peggiore che alla mia mente possa capitare, proprio non è da me, non riesco ad immaginare una situazione stagnante di questo genere, metteteci che sono letteralmente trascinata da una bulimia di contatti, di parole scritte e soprattutto parlate che vanno e vengono a centinaia di migliaia  ogni giorno. E sapete qual è la cosa paradossale? Che la bulimia non mi è affatto proficua, più procedo e meno mi capiscono, o meglio più speditamente procedo e meno riesco a farmi capire, non lo escludo, non voglio escluderlo, non voglio avere la presunzione di asserire solo la prima ipotesi.

Allora veniamo all’antico libretto che mi è casualmente capitato nelle mani svuotando uno scatolone che transitava da casa di mia mamma verso casa mia.

Manuale di Epitteto col testo greco a fronte lo avevo comprato al liceo e ci sono tutti gli appunti scritti piccoli piccoli e fitti a matita, come usavo fare a quei tempi, 16-17enne – una vita fa.

Cosa dice il ns antico e sensato filosofo?

Se qualcuno affidasse il tuo corpo al primo che incontri, ti adireresti; eppure tu che affidi la tua mente al primo che capita, di modo che, se questi ti insulta, essa ne è turbata e sconvolta, non te ne vergogni?

La risposta è ‘Sì!’ sì che mi vergogno porca miseria ! Mi vergogno clamorosamente di essermi arrabbiata e di essermi sentita colpita da persone che fondamentalmente nella mia vita contano ZERO ! Sono scesa così in basso? Da farmi trascinare da giudizi estemporanei non sensati di gente che non mi conosce, non sa chi sono, come la penso cosa faccio e come ragiono e cosa vivo.

Ho letto le due righe di questo libretto e mi si è spalancato un mondo, come fosse il raggio di sole nella nebbia che ha spazzato quella coltre nera che mi stava assediando. Che mi stava effettivamente mandando in tilt e col cervello fuori uso, e non è detto che già non lo sia il mio, non dico di no.

Ho la sensazione che l’entità delle discussioni che intavolo ultimamente sia molto più deleteria che negli anni passati, forse che il mio fascino femminile stia inevitabilmente tramontando col passare degli anni, forse che la mia capacità di essere tagliente ed aguzza quando voglio colpire una persona quando parlo non riesco più a mascherarla ed anzi si manifesta con tutto il suo sfacciato vigore, l’anno scorso ho avuto una specie di tregua a tal proposito perché nel corso di coaching che ho frequentato nel 2011 mi sembrava di aver ben affinato quelle tecniche di studio del tuo interlocutore (basato anche sul linguaggio non verbale) e di essere riuscita ad entrare in un rapporto empatico a prescindere da chi avessi di fronte.

Ecco: un castello di carte che è cascato. Colpa del mio rissoso lavoro? Che è degenerato nel corso di un disastroso 2013 in cui tutto è stato così difficile sia dal punto di vista organizzativo che della comunicazione dell’organizzazione del lavoro che è venuta completamente meno. Sì questa potrebbe essere una possibile spiegazione. Fatto sta che una brutta discussione con un sempliciotto ed approssimativo dirigente scolastico mi ha davvero mandata al tappeto qualche giorno fa e me ne vergogno un casino.

Non per le cose che ho detto, perché ci mancherebbe gliele direi esattamente come gliele ho dette anzi con maggior vigore, anche perché ero completamente dalla parte della ragione, mia figlia è caduta a scuola aveva un bernoccolo gigante e nessuno si  degnato di avvisare la nonna quando è andata a prelevare la bambina all’asilo. Ragione pura e semplice. Un’insegnante non può proprio permettersi tale dimenticanza, questo invece ha innalzato una barriera gigantesca un clamoroso muro contro muro nel difendere questa sua fantomatica istituzione scolastica che lui mal gestisce e di cui evidentemente si è sentito colpito nel vivo per le mie critiche ed i miei attacchi diretti, non soltanto non dandomi ragione ma minimizzando l’accaduto. Un’inetto di prima categoria, una mancanza totale di basico ‘saperci-fare’ ovvero sono in torto marcio, almeno do il contentino alla signora inviperita per il trattamento ricevuto – questo è quello che avrebbe detto la logica.

E’ accaduto tutt’altro, se non ci fosse stata la mediazione (in quel caso sensata) di Marco penso che non saremmo riusciti nemmeno a intavolare un discorso di 20 minuti perché dopo 5 me ne sarei andata non stringendogli nemmeno la mano per salutarlo.

Ciliegina sulla torta quando mi fa: “Signora le consiglio di leggere la Patente di Pirandello!” sono DIVENTATA VERDE pensando: “Come ti permetti brutto inetto senza palle a dare per scontato che di fronte hai un’ignorante che non ha letto nemmeno i classici?” mi sono limitata ad assumere un’espressione di pietra ed a dirgli: “Non si permetta di fare l’insegnante con me, ovvio che ho letto la Patente di Pirandello, ha sbagliato persona sa?”.

La prossima volta gli porto il Manuale di Epitteto all’inetto arrogante chissà che se lo sia scordato per strada nel suo illuminante percorso da dirigente scolastico. Idiota del cazzo.

Il mio morale è ulteriormente andato giù perché (punizione divina? Eheh…) mi sono anche beccata una fastidiosissima infiammazione all’occhio sinistro da ieri pomeriggio, continuo a mettere le gocce antibiotiche ma ho un occhio impresentabile, stasera mi avrebbe fatto bene uscire, svagarmi un po’ seppure con una compagnia di bimbi scatenati che si sa quando esci coi bambini non è che pretendi di riposarti, ma avrei potuto concedermi qualche ora di svago invece bendata mi sono dedicata alla casa, domani ho anche una pigna di roba da stirare e temo che il mio week-end finisca così: in-vacca…

Scrivere mi consola, scrivere mi permette di ordinare i pensieri e di calmarmi, avrei da scrivere anche un altro capitolo emozionale ma lo rimando a momenti più propizi, adesso non ho la lucidità necessaria.

A presto.

E

8 Marzo 2014

Ho trascorso un anno denso di avvenimenti, in cui le mie ore si sono susseguite frenetiche ed incalzanti, ore intensissime di lavoro, di tempo speso per Emily, di malanni suoi e miei, di gestione della casa e mille altre incombenze, la fatica non è certo mancata ed ha bussato alla porta ogni singolo giorno.

E’ in questa giornata che si celebra la festa della donna che ancora una volta la strada maestra la traccia Alda Merini, non aggiungo altro se leggete lei leggete tutto: quello che penso, quello che sono, dove vado e cosa faccio.

A presto (spero) per gli altri aggiornamenti, ora spazziamo l’anima con la somma poesia.

Quelle come me
(poesia di Alda Merini)

Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.

Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.

Quelle come me quando amano, amano per sempre
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.

Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.

Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.

Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.

Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.

Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…

 

5 Maggio 2013 – Timidi cenni di primavera?

E’ molto che non mi metto sul monitor per scrivere, adesso è Maggio – mia figlia tra pochi giorni compirà 5 anni e siamo ancora a dietro con i suoi malanni – questa volta si rende necessario il prelievo perché probabilmente ha qualcosa di virale che la attanaglia non si capisce bene cosa ma è un mese e mezzo che si è sparata 3 giri di febbre a 39 ed oltre – antibiotico compreso senza sorbire effetti e naturalmente il consueto accompagnamento di tosse persistente a volte vomito di tutto di più.

E allora con queste liete notizie sul groppone sono qui che affronto il mio nuovo giro lavorativo di quest’anno – stesso ruolo dell’anno scorso ma in un’azienda diversa (si sa il cliente semi PA funziona così e va bene ci mancherebbe). La differenza che pronti via mi sono beccata un bello shampone dal mio nuovo responsabile causa problemi che sono sorti sul mio ‘saper fare (o non saper?) lavorativo’ insomma la deconcentrazione degli ultimi tempi dovuta a motivi vari, ha fatto centro mettici poi che il lavoro è incasinato, difficile e per giunta con la sua spada di Damocle di responsabilità pesantissime legate comunque alla gestione dei fondi Regionali. Io mi sono sentita una schifezza soprattutto per un errore macroscopico che avrei potuto benissimo evitare con un po’ di attenzione in più, ma anche sinceramente parlando, con un più gestibile carico delle attività, che hanno comunque davvero raggiunto dei livelli indecenti negli ultimi mesi.

Io sono una mamma in primo luogo, ho ritrovato un’identità lavorativa nell’ultimo anno che mi ha permesso di rivalutarmi e di crescere, però devo anche gestire una casa e cercare di mandare avanti comunque questa famiglia che mi sono creata, con tutti i difetti e le magagne che essa si porta dietro, non dico mica di no.

Perderò anche questo lavoro, me lo sento. Non perché sia negativa ma un po’ realista sì. Sto perdendo un sacco di giornate, inoltre non so bene gli esami che esiti avranno – ho una fifa blu al solo pensiero che scoprano chissà cosa nel corpicino di questa bambina. Insomma me la faccio proprio sotto.

Non sono neanche più motivata come qualche mese fa, la nuova azienda è molto più ‘stanzone-oriented’ come la definisco io ed a me gli stanzoni mi atterriscono mi fanno andare a ramengo la concentrazione e poi ho questa visione molto personalistica del lavoro mentre questi ambienti così impersonali li trovo controproducenti per il tipo di attività che svolgiamo.

Si respira un’aria molto pesante e poi questa suddivisione degli ambienti a compartimenti stagni isole di scrivanie con dei numeretti attaccati al monitor o al telefono. Bruttissimo.

E poi questa sensazione di non riuscire a parlare più la stessa lingua con persone con cui fino a qualche tempo prima avevi una sintonia lavorativa e quotidiana totale, ho mischiato un po’ sfere della vita privata con lati della vita lavorativa, cannando su tutta la linea.

Peraltro è la prima volta che mi succede nel giro di boa di tutte le mie esperienze lavorative, non dico che non ho mai frequentato persone che lavoravano con me, a volte è capitato e devo dire che non ho mai riscontrato problemi analoghi, qui un disastro totale.

Gente poco convinta o forse poco soddisfatta o chi lo sa semplicemente molto conformista che non accetta il mio lato giocoso che mi permette di vivere (forse un po’ più intensamente rispetto agli altri), quei pochi momenti di svago che riesco ancora a concedermi, nonostante tutti i problemi quotidiani che affronto e vivo.

Poi la sfiga visto che ci vede sempre due volte mentre la fortuna è ovviamente bendata venerdì pomeriggio esco dall’ufficio  e mi precipito in farmacia con la ricetta per l’antibiotico di Emily (ancora febbricitante con il peso lavorativo e della giornata-al telefono: 3-nonni-per farle bere la tachipirina…) e mica ti entrano 3 rapinatori armati di coltello ?

Ecco qua: di nuovo paura panico tremore la pressione a 200 e per fortuna tutto è durato pochissimo e si è risolto in qualche manciata di minuti. Anzi mi hanno pure permesso di tenere in mano le 10 euro che avevo per pagare l’antibiotico della bambina ^.^

Ringrazio l’angelo custode capitato pochi minuti dopo casualmente in Bovisa (non sottovalutiamo MAI la presenza di queste persone importantissime che entrano nella tua vita un po’ per caso un po’ per altri motivi ma che comunque ti permettono di migliorare la tua vita, io non trascuro mai questi dettagli) a riprendere la sua macchina di ritorno dal suo lavoro che mi ha consentito di rasserenarmi e mi ha riaccompagnata a casa sgombrandomi la mente da questo ennesimo orrendo e spiacevole evento.

Dunque periodo nuovamente semi soffocante, leggevo nelle pagine precedenti: “…a volte è come se ti soffocasse, se ti facesse sentire sott’acqua senza la possibilità di respirare aria ma di ingurgitare solo altra acqua…” ci sono persone in questo momento che mi fanno sentire così, che non mi danno la possibilità nemmeno di spiegare cosa sento oppure cosa vorrei o non vorrei fare. E’ una cosa molto frustrante.

La problematica sulla salute di mia figlia questa volta sento che la sto gestendo in maniera molto più razionale rispetto al passato e questa cosa è proprio indice un po’ di crescita e anche di dannata abitudine alla cosa ahimè. Quando arriverà il muro contro la mia testa allora me la fascerò, qualcosa del genere.

A presto per i nuovi aggiornamenti sperando di cancellare questo senso di oppressione che sento sul cuore.

Eleniki

Inverno infinito – 7 Marzo 2013

Accade che le affinità d’anima non giungano ai gesti e alle parole ma rimangano effuse come un magnetismo. MONTALE

C’è sempre una frase che mi riconduce ai miei pensieri-base quelli che tutto sommato sono rimasti impressi nell’anima e che non se ne vanno via, nemmeno dopo un periodo in cui sul lavoro è un casino pazzesco – posizioni nonché situazioni sospese, cose dette e poi smentite caos totale nell’aria. Un periodo freddo in cui Emily non si smentisce mai: è un mese e mezzo che prima la febbre a 39 con l’influenza – poi l’orecchio destro e metti le goccine antibiotiche poi l’orecchio sinistro e ancora goccine e poi la tosse che non sembrava andar più via – non è mica finita qui. Togli il pannolino di notte perché ormai a Maggio avrà 5 anni e chi li sente poi gli specialisti che la seguono al follow-up della Regina Elena – morale una notte è pipì e fai la veglia e le relative lavatrici – stanotte era il vomito (mancava all’appello) e altra nottata da dimenticare poi una in ufficio un po’ deve pur andarci sai com’è ! Ed eccomi qui a scrivere per esorcizzare a scrivere per cercare di chiarire tutti ‘sti concetti che si sono affastellati nel cervello – alle solite confusione tanta – chiarezza poco e niente! Mettici anche la cazziata di settimana scorsa della cardiologa perché la mia ipertensione c’è sempre non è che se ne sia andata via…L’unico pensiero certo che ho nel cervello è RIPORTATEMI IN PARADISO anche solo per qualche ora – che sia un paradiso alcolico – un paradiso caldo come le terme basta che sia un posto dove svuotare la mente e cercare di riprendere le forze e la concentrazione! E allora ben venga quel genio di Montale che scrisse queste righe per deliziare la mente. Porte spalancate all’immaginazione 😉 A presto per i prossimi aggiornamenti! Eleniki

Ottobre 2012 – catastrofe ‘mese-del-mio-compleanno’ – giro di boa n. 33

Le ultime parole famose:

“La sottoscritta sta prendendo piena consapevolezza di sè e nella ruota dei sentimenti e delle attività sta identificando esattamente ciò che non va’ nella propria vita, sto facendo ordine, anche se lentamente e la sento come esigenza indispensabile perchè adesso mia figlia mi guarda e mi dice: “Mamma perchè sei triste?” e QUESTA COSA ti fa venire un nodo in gola terrificante, ti mette con le spalle al muro.”

Niente di tutto ciò si è materializzato, il caos regna sovrano ho l’assoluta certezza (ancora più di prima) che lasciarsi travolgere dai sentimenti porti solo all’ennesima mazzata esistenziale ed arrivo sulla soglia dei 33 anni dovendo fare il solito reset. Peraltro assolutamente spiazzata dal mio stesso modo di vivere ed esistere.

Nel senso ‘cogli l’attimo’ ‘vivi intensamente ogni momento perchè la vita è breve’ tutte queste cazzate qui.

E’ incredibile fermarsi e guardarsi allo specchio sentendosi molto più che una stupida, e il 27 ottobre non compirò 16 anni. Di anni ne sono passati più del doppio, amara consapevolezza, pensieri di ghiaccio: prima vieni scoperta poi disarmata, ti alieni vivendo pienamente ad una altezza che non è più a questi umani livelli, poi come dice la tizia goffa di quello stupido libretto erotico che ho letto qualche giorno fa (50 sfumature di grigio – che ha letto quest’altro mezzo pezzo di mondo femminile oltre a me), sarà che ti avvicini troppo al Sole con le tue INADATTE ali di cera e come una maledetta tonta sei cosi’ assorta a ben-vivere che non ti accorgi che le tue ali si stanno sciogliendo, e vieni improvvisamente scagliata a terra alla velocità ‘tempo-zero’ (CHE NON è LA VELOCITA’ DELLA LUCE ATTENZIONE) e quando ti ritrovi schiantata per terra, con le ossa rotte e sei paralizzata che non riesci neanche a parlarne, puoi solo piangere.

Piangere e ritornare in te il più in fretta possibile. Hai 24 ore, al massimo un week-end per resettarti completamente e per essere in grado di riprendere in mano le redini della tua vita che non fa cosi’ schifo e che non puoi MALDETESTARE a prescindere. Perché in fondo qualcuno che ti tiene la testa mentre piangi ce l’hai, con quello sguardo attonito che non capisce, che non ne viene a capo di tutto questo dolore che ti sta uscendo dalla testa e che ti sta facendo esplodere. E allora dov’è l’amore? Dov’è questo amore così reale, così tangibile? Che si manifesta in tutta la sua concreta semplicità?

Beh dai la risposta me la sono già data. Con le lacrime agli occhi ma me la sono già data: L’amore è qui.

Volente o nolente, al solito It’s up to you Elena – non l’hai ancora capito. Ma qualcuno disse che non è mai troppo tardi e dunque ci sono buone speranze che anch’io ci arrivi, di lacrima in lacrima di craniata in craniata. Ennesimamente.

Aggornamenti TERRIBILMENTE tardivi – 12 maggio 2012

Ovvero 4 anni dopo il Grande Evento…Eccola qui quella che in precedenti post ho definito “lince dei sentimenti, sa il cavolo come fa ma riesce sempre ad ingraziarsi tutti . . .”

Solare, capricciosetta, chicchierina a 360 gradi e inevitabilmente con tosse stizzosa per l’ennesima volta da ieri sera – ah siamo anche appena usciti da 8 giorni tondi di antibiotico causa trovato batrio eschelichia coli nell’urinocultura (NON FATEMI PENSARE A COME CAVOLI SIA RIUSCITA A BECCARSELO!) e siamo in attesa di risultati per capire se abbiamo nel frattempo risolto o meno questa ennesima menata.

Veniamo al dunque: lei ha compiuto i suoi 4 anni, la materna procede tutto sommato bene nel senso che ormai c’è un’intera tribù di bimbi che la cerca e siamo quindi entrati nei calderoni vari di festicciole di compleanno, regalini, pomeriggi al parco etc…

Di lei se ne sta occupando quasi interamente sua nonna, non che io ami particolarmente quella orrenda donna, tutt’altro però come si dice A CAVAL DONATO…

La sottoscritta da Gennaio lavora full-time come consulente, il mio non è quindi un impiego fisso ma che procede ormai da 5 mesi e sicuramente fino alla fine di luglio. Sono rientrata ‘col botto’ nel mondo del lavoro perchè lavoro in una delle aziende informatiche più importanti a livello nazionale per la pubblica amministrazione e senz’altro la prima in Lombardia, mi occupo di supervisione sulla redazione delle specifiche per lo sviluppo software dei bandi di gara, mi sono inserita in un bel gruppo affiatato in cui ogni mattina sono stimolata e coinvolta a tornarci. Mi sento FINALMENTE di nuovo parte di qualcosa di produttivo che abbia un senso per la mia persona per le mie capacità professionali.

La sottoscritta ad Ottobre dello scorso anno (quindi poco dopo aver scritto l’ultimo post) ha trovato casualmente ai servizi educativi del Comune di Garbagnate il volantino che illustrava un corso di coaching intitolato “Attive più di prima” dedicato alle donne uscite dal mondo del lavoro per i più svariati motivi e si è iscritta con entusiasmo ed ha affrontato questi 8 mesi di corso (conclusosi ieri) e tanto ci è voluto per capire che almeno i PROPRI MERITI (E NON SONO POCHI) una nella vita se li deve pur riconoscere perchè questo le permette di STARE BENE, DI VIVERE MEGLIO e di affrontare la vita con maggior entusiasmo. Ho conosciuto donne meravigliose e storie complicate e dense come la mia, ho capito che non sono sola e che c’è una potenzialità incredibile nel saper fare RETE. Il comunicare nel modo giusto e guardare sempre la realtà in faccia, sono due componenti fondamentali come mi aveva già insegnato QUALCUNO ormai nel distante 2006. Ne ho avuto la riconferma lampante e concreta.

La sottoscritta sta prendendo piena consapevolezza di sè e nella ruota dei sentimenti e delle attività sta identificando esattamente ciò che non va’ nella propria vita, sto facendo ordine, anche se lentamente e la sento come esigenza indispensabile perchè adesso mia figlia mi guarda e mi dice: “Mamma perchè sei triste?” e QUESTA COSA ti fa venire un nodo in gola terrificante, ti mette con le spalle al muro.

Ah e un’altra cosa…sto di nuovo tornando al punto che non posso essere perfetta per tutti e che a qualcuno inevitabilmente devi stare sulle palle, se ti vuoi affermare se vuoi essere veramente te stessa e seguire la strada che senti essere quella giusta per TE e per nessun’altra.

Dai cerco di aggiornare con più costanza, me lo prometto sempre ma poi non lo faccio mai – e la mia coach Monica di questo non sarebbe affatto contenta 😦

Eleniki

23 settembre 2011 – Nervosismo ed arcobaleni settembrini

In effetti da Luglio ad ora non è che sia cambiato granché, anzi il mio umore è persino peggiorato perché faccio un colloquio di lavoro sensato, con una proposta dietro apparentemente solida e rincuorante ogni 3-4 mesi e naturalmente arrivo sempre seconda, dietro il giovanotto o comunque ESSERE DI SESSO MASCHILE di turno. E’ brutto dirlo, però io non mi vergogno di scrivere a lettere cubitali che sono invidiosa, che se potessi scegliere una prossima vita la sceglierei senz’altro da esemplare di sesso maschile, con relativa responsabilità sui figli, quasi assente responsabilità sulla casa e su tutto ciò che riguarda la pratica delle faccende domestiche e, fatemelo dire, anche con il privilegio di essere scelto ad un colloquio di lavoro, senza neppure troppe competenze professionali. Anche perché non me lo sono inventato io, mi è stato pure palesemente detto che io tecnicamente ero molto più preparata di codesto prescelto.

E allora ti senti proprio stronza, scusatemi il termine, anzi concedetemelo perché io sono veramente amareggiata, non ce la faccio a stare zitta a masticare questi assurdi bocconi, questi odiati pilloloni che peraltro non sono mai riuscita ad ingoiare.
Va beh nel mio catastrofismo cosmico però ci sono un paio (magari arrivo pure a 3 se mi sforzo) di punti positivi, sulla scia dell’entusiasmo di un giorno sul finire di agosto, ho inforcato la mia bici e mi sono diretta in piscina, quella Comunale qui di ‘sto paesello e mi sono iscritta al corso bisettimanale di acquagym come facevo ai bei tempi (quando lavoravo, tornavo a casa e mammà aveva già fatto tutto e il mondo mi sembrava straordinariamente pieno di cose da scoprire e fare e disfare a modo mio -.-) tipo 4-5 anni fa.

Fatto sta che per iscriversi in piscina è obbligatorio il certificato medico e nel mio caso (data la mia ipertensione e balle varie che mi porto dietro da dopo il parto) la visita è stata più che accurata con tanto di elettro-cardiogramma. Parole dalla mia dottoressa: mi ha trovata rinata, pressione perfetta battito a posto ed umore nettamente migliorato rispetto a quando mi ha visto iper-isterica in lacrime, praticamente ad un passo dal suicidio prima delle vacanze … Secondo lei è stato il mese di mare che mi ha completamente rigenerata ed effettivamente può essere, nel senso che anche se mia figlia non mi ha fatto mancare il solito spavento con febbrone da cavallo causa potente virus gastro-intestinale che si è beccata proprio quando io e lei eravamo da sole a 600 km da casa, il resto del tempo che abbiamo passato da sole è stato nettamente più proficuo di ogni vacanza fatta prima.

Ammetto però che i primi giorni di solitudine a due io-lei-lei-e-io sono stati da panico, poi evidentemente anche noi 2 esseri così particolari siamo riuscite a trovare un bel ritmo soprattutto forse rinforzato da quei due giorni di assoluta strizza e non sonno quando è stata male-malissimo oserei dire. Probabilmente la salinità ed il sole mi hanno dunque giovato davvero tanto, anche se io non è che creda a questi miracoli.

Non posso infatti mettere in dubbio che qualcosa sia scattato a livello inconscio ma anche a livello personale, che mi ha rinforzata ma soprattutto dato una scossa ed anche se il vento ha già spazzato via tutto questo entusiasmo, qualcosa rimane sempre, quella minima scia energetica cui almeno devi riconoscere il giusto merito.

Passim’ nnanz come direbbero da qualche parte del Meridione, non la mia Puglia ma più Napoli o giù di lì: mia figlia ha cominciato da 4 giorni la materna e l’inserimento sta andando piuttosto bene, dulcis in fundo oggi pomeriggio ha un raffreddore da manuale e temo stasera salga la febbre, del resto con le escursioni termiche dell’ultima settimana non è che ci sia da stupirsi, anche perché questa mattina all’asilo era tutto un coro di mamme che si lamentavano per i precoci malesseri delle loro pesti. Da lì non si sfugge, si sa: io sono piuttosto rodata e del resto mia figlia neanche in estate si fa e mi fa mancare niente in argomento malattie varie.

Il fatto della scuola materna è però un arcobaleno psicologico pazzesco per la sottoscritta, primo perché finalmente girerà in un ambiente in cui ha nettamente tutto da imparare (regole in primis), secondo perché le maestre mi hanno fatto un’ ottima impressione e mi sembra si stiano già affezionando a lei che è una lince dei sentimenti, sa il cavolo come fa ma riesce sempre ad ingraziarsi tutti . . .Io di sicuro non sono così e nemmeno molto il suo papà. Terzo perché ci sono delle notevoli differenze rispetto al nido dove andava: lì appena entravi percepivi immediatamente la sensazione di caos, per carità caos dolce un caos gioioso anche, dovuto a tutti ‘sti bimbi scatenati che ciondolavano ovunque sbavanti e urlanti e arrampicanti – qui invece ho subito percepito una sensazione di tranquillità incredibile, sarà la luminosa vetrata che hanno davanti ad un gigantesco giardino, sarà che i bambini sono comunque più grandi ed Emily stessa appena entra è immediatamente coinvolta da uno dei giochi cui altri bimbi sono già intenti a svolgere. Non so – ho avuto questa percezione di calma e mi sono tranquillizzata a mia volta.

Io che vivo tutto o quasi, non certo con calma zen . . .

Bene, per questa sera mi sono ampiamente sfogata, tra poco verifico che lo zaino che devo portare in piscina sia completo di tutto e mi imbarco in questa seconda lezione, che si preannuncia ancora più faticosa della prima, dove l’istruttrice ha detto di essere stata buona perché appunto era la prima. Apposto siamo – in ogni caso la più kazziata del corso resterò sempre io, questo ruolo nessuno riuscirà certo a togliermelo.

5 Luglio 2011 – L’alba rivelatrice

Dal momento che questa mattina alle 4:30 i pensieri erano talmente pochi che l’unica sensazione che sentivo era di quasi soffocamento restando nel letto della camera angusta che si trova in questa casa al mare, la cosa più sensata che potessi fare mi è sembrata infilarmi addosso una felpa un pantalone e le scarpe da tennis e correre, correre il più intensamente possibile lungo mare guardando l’orizzonte il sole che pian piano ha fatto capolino e gustare il rumorino delle onde calme che pian piano battevano sulla sabbia. Sono più o meno riuscita a farmi quattro km di poca corsa ovviamente e la maggior parte di camminata, è da quando è nata mia figlia, 3 anni fa che praticamente non faccio più neanche cyclette e stretching e inoltre con tutta la dispersione di potassio che ho i crampi erano praticamente un jolly garantito. Ma sono riuscita a fermarne gli accenni appunto con un po’ di stretching quando si è presentato il problema.

Pensavo anche alla devastazione di stanchezza che mi avrebbe colta e invece tutto sommato non ne sono stata neanche così tanto colpita. Ho corso finché potevo a pezzettini, il respiro affannato la resistenza zero che mi porto dietro i muscoli assolutamente rattrappiti, che sotto sforzo mi hanno permesso di non pensare alla distruzione che ho nella testa e nel cuore.

Dopo tre anni di convivenza ed una figlia ho una vita completamente da ricostruire, un compagno che evidentemente conoscevo poco e che capisco ancora meno, nella confusione totale di essere genitori il nostro rapporto si è completamente dissolto nel vento non sussiste più nemmeno il sesso, insomma veramente un castello di carte già di per sé effimero che si è sgretolato senza neanche un alito di vento.

Prima tornando dalla mia corsa ho visto nel mare un ragazzo musulmano che pregava, la sua preghiera del mattino rivolta verso La Mecca, inchinato nell’acqua faceva gesti ripetuti chissà quante volte ma per lui in quel momento non c’era niente e nessuno, solo il suo Dio cui chiedere chissà cosa. Ecco per un attimo l’ho invidiato, perché io cammino fissa con il mio ghigno malinconico stampato sulla faccia consapevole che per me non c’è redenzione, nessuno ascolta le mie preghiere perché speranze ne ho sempre avute poche e in ogni caso da anni non ne ho proprio più. Non ho nessuno che mi ascolta, che mi ascolta veramente e si interfaccia con me concretamente e profondamente, solo mia nonna ha fatto questo per me ma lei non c’è più da tanti di quegli anni e mi sento sola, mi sento isola. Forse dovrei avere anch’io un Dio cui affidarmi adesso che mi sento così senza appigli. Chi lo sa.

Sono terrorizzata dal fatto che adesso sono genitore e dovrei pure fungere da nave-scuola per mia figlia che mi guarda e mi chiede le cose, come se da me potessero uscire le verità assolute. Ma che verità posso mai fornirle io, io che non ho saputo neanche arrivare a 30 anni sicura di qualcosa? Non ho nemmeno una certezza di quelle grandi certezze che tutte abbiamo in testa di
raggiungere, che ne so, a 20 anni. Ecco come potrò trasmettere a lei qualcosa che abbia un senso? Se poi io sono la contraddizione vivente di tutto questo? Ancora una volta brancolo nel buio.

27 Maggio 2011 – La trasformazione

Nell’ultimo anno e mezzo mi sono concentrata praticamente soltanto sugli innumerevoli piagnistei legati alla mia situazione non-lavorativa, che però poi riflettendoci rispecchia e coinvolge praticamente la maggior parte delle mamme e donne che mi circondano.

E allora vorrei dirottare con lo scritto di questa sera le mie riflessioni su argomenti diversi che forse ho approfondito poco e di cui ho parlato raramente, magari solo sorvolato in qualche frase, un po’ per l’argomento a carattere privato e soprattutto perché in
fondo da quando è nata mia figlia io mi sono sentita sempre di più una mamma e sempre meno (per non dire sotto-zero) una donna.

Donna che viene da una vita intensa di incontri, connessioni, conoscenze ed entusiasmi, donna che ha sempre nel suo piccolo avuto discreti successi sentimentalmente parlando, anche se poi, il pianeta uomini è decisamente uno degli argomenti più complicati da affrontare perché sicuramente ogni testa è un piccolo mondo, ma in particolare loro hanno tutti degli standard comportamentali sostanzialmente così inevoluti e semplicistici che il più delle volte risultano davvero spiazzanti.

Io poi sono una che complica tutto a prescindere, riempie tutto di pre e post pensieri, figuriamoci se mai riuscirò ad entrare nell’ottica maschile in cui un sorriso appena abbozzato equivale ad un “Sono già nuda nel tuo letto”, ciononostante, e sottolineo ciononostante, mi sono più volte ritrovata a far chiacchiere da bar e di sentirmi dire da un uomo: “Con te si parla proprio bene”, ho avuto ed ho molti amici uomini, anche amanti non voglio mica essere ipocrita, ed inoltre avendo lavorato per anni in ambienti prettamente maschili, devo ammettere di essermi trovata decisamente più a mio agio collaborando con uomini piuttosto che con le donne.

Veniamo all’argomento che più mi preme affrontare questa sera e cioè come avviene la trasformazione da rospa a di nuovo-principessa-anzi-magari-quasi-regina: sei ormai equiparata ad una specie di pachiderma informe, senza nessuno stimolo, piena di frustrazioni che dilagano e navigano a destra ed a sinistra nei tuoi pensieri e nelle tue parole con chiunque abbia intorno, ad un tratto torni ad essere una donna desiderabile a tratti brillante coinvolgente da un certo punto di vista addirittura sessualmente aggressiva, ti guardi allo specchio ed aguzzi lo sguardo e l’ingegno, ti curi il doppio e ti rifornisci di lingerie nuova magari anche un po’ azzardata, non troppo ma insomma quel tanto che serve. Oppure ti trovi un hobby ti iscrivi in palestra o a qualche corso di cucina di sushi di francese o che ne so, qualcosa che ti serva a riprenderti quegli spazi che ti sono stati negati ed a cui magari ero abituata, uno spazio tuo dove nessuno (e sottolineo NESSUNO!) sconfinava.

Io per esempio quanto scrivevo?
Quanto andavo a teatro?
Quante persone diverse tra loro frequentavo?
Quanto parlavo ed interagivo e curiosavo in giro?
Eventi culturali e mostre presentazioni di libri ed eventi mondani vari – tutte cose che facevo e che costituivano il mio modo di essere.

E avviene forzatamente questo passaggio, lo vedo in giro lo sento, inconfessato eterno dilemma. Ma va bene così, nel senso, perché dovrei rinunciare a qualcosa o qualcuno che faccia scattare il QUID del cambiamento, quei pochi gradini da salire per tornare a sentirti decente e che rinunciavi a salire magari solo per demotivazione iniziale.
MioDio sentirsi decente, perché di questo si tratta, la stanchezza, le cose da fare le problematiche e le delusioni varie ti portano davvero ad annullarti è abbastanza inevitabile e la cosa assurda è che tu sei sempre tu, ma probabilmente cambiano tutte le prospettive, per non parlare poi delle persone giudicanti e quello sta a noi essere brave nel discernerle. Inevitabilmente.
Best and good night!

Eleniki

4 Marzo 2011 – Le attese disattese

Penso che chiuderò presto questa fase convulsa di attese disattese o comunque di prospettive non condivise.
Questa gente mi sembra completamente programmata, concentrata su richieste del tutto lontane dalla logica. Continuo a perdere tempo e mi trovo alla disperata ricerca di un quid che non raggiungo e che comincio a pensare non esista neanche.

Sono comunque determinata e soprattutto consapevole delle mie capacità ma la sommatoria di tutti questi aspetti non mi permette ancora di essere a posto con me stessa. Ho forse bisogno di trovare instabilità? Non so – forse sì. Se la vedi dal di fuori la mia vita è certamente standard ma non vuota e nemmeno povera di cose, contenuti etc… C’è comunque un mare di però nel frattempo.
Tutti concentrati su quell’impegno (quella grinta?) che avevo prima e che mettevo nelle mie intense giornate lavorative e che ora puf! Sembra essere completamente evaporato, perché forse quello che devo metterci per fare la mamma e per gestire la mia casa, non può assolutamente nemmeno assomigliare a ciò che mi serviva prima.

Il concetto è proprio quello: cosa mi serve adesso? Oltre a tutto ciò che già ho? E l’impegno che dovrei metterci non è poco, chiariamoci. Di questo ne sono del tutto consapevole, ma serve una linea netta di demarcazione tra ciò che faccio e tra ciò che potrei fare.

Sono sola in una angusta sala riunioni, da quasi un’ora – menomale che almeno in questo piano le finestre non schermate da quegli orrendi pannelli bianchi opaco, che non permettono neanche di capire se fuori c’è il sole o nuvolo. Che tristezza, una immane tristezza.
Mio padre continua a ripetermi: “Cosa li fai a fare tutti questi colloqui? Continui a perdere tempo!” in effetti -.- va beh…sono una testona, lo sono sempre stata. Mi riconfermo. Mi alzo e me ne vado và …