Continuiamo sulla retta via seguendo la quale c’è sempre un libro che in un determinato momento arriva con le sue frasi e ti apre il pensiero illuminante, che magari te ne genera altri tre milioni per incasinarti ancora di più, ma almeno non stai ferma a guardare un muro grigio con la bocca spalancata sentendoti nessuno.
Ecco questa è la cosa peggiore che alla mia mente possa capitare, proprio non è da me, non riesco ad immaginare una situazione stagnante di questo genere, metteteci che sono letteralmente trascinata da una bulimia di contatti, di parole scritte e soprattutto parlate che vanno e vengono a centinaia di migliaia ogni giorno. E sapete qual è la cosa paradossale? Che la bulimia non mi è affatto proficua, più procedo e meno mi capiscono, o meglio più speditamente procedo e meno riesco a farmi capire, non lo escludo, non voglio escluderlo, non voglio avere la presunzione di asserire solo la prima ipotesi.
Allora veniamo all’antico libretto che mi è casualmente capitato nelle mani svuotando uno scatolone che transitava da casa di mia mamma verso casa mia.
Manuale di Epitteto col testo greco a fronte lo avevo comprato al liceo e ci sono tutti gli appunti scritti piccoli piccoli e fitti a matita, come usavo fare a quei tempi, 16-17enne – una vita fa.
Cosa dice il ns antico e sensato filosofo?
Se qualcuno affidasse il tuo corpo al primo che incontri, ti adireresti; eppure tu che affidi la tua mente al primo che capita, di modo che, se questi ti insulta, essa ne è turbata e sconvolta, non te ne vergogni?
La risposta è ‘Sì!’ sì che mi vergogno porca miseria ! Mi vergogno clamorosamente di essermi arrabbiata e di essermi sentita colpita da persone che fondamentalmente nella mia vita contano ZERO ! Sono scesa così in basso? Da farmi trascinare da giudizi estemporanei non sensati di gente che non mi conosce, non sa chi sono, come la penso cosa faccio e come ragiono e cosa vivo.
Ho letto le due righe di questo libretto e mi si è spalancato un mondo, come fosse il raggio di sole nella nebbia che ha spazzato quella coltre nera che mi stava assediando. Che mi stava effettivamente mandando in tilt e col cervello fuori uso, e non è detto che già non lo sia il mio, non dico di no.
Ho la sensazione che l’entità delle discussioni che intavolo ultimamente sia molto più deleteria che negli anni passati, forse che il mio fascino femminile stia inevitabilmente tramontando col passare degli anni, forse che la mia capacità di essere tagliente ed aguzza quando voglio colpire una persona quando parlo non riesco più a mascherarla ed anzi si manifesta con tutto il suo sfacciato vigore, l’anno scorso ho avuto una specie di tregua a tal proposito perché nel corso di coaching che ho frequentato nel 2011 mi sembrava di aver ben affinato quelle tecniche di studio del tuo interlocutore (basato anche sul linguaggio non verbale) e di essere riuscita ad entrare in un rapporto empatico a prescindere da chi avessi di fronte.
Ecco: un castello di carte che è cascato. Colpa del mio rissoso lavoro? Che è degenerato nel corso di un disastroso 2013 in cui tutto è stato così difficile sia dal punto di vista organizzativo che della comunicazione dell’organizzazione del lavoro che è venuta completamente meno. Sì questa potrebbe essere una possibile spiegazione. Fatto sta che una brutta discussione con un sempliciotto ed approssimativo dirigente scolastico mi ha davvero mandata al tappeto qualche giorno fa e me ne vergogno un casino.
Non per le cose che ho detto, perché ci mancherebbe gliele direi esattamente come gliele ho dette anzi con maggior vigore, anche perché ero completamente dalla parte della ragione, mia figlia è caduta a scuola aveva un bernoccolo gigante e nessuno si degnato di avvisare la nonna quando è andata a prelevare la bambina all’asilo. Ragione pura e semplice. Un’insegnante non può proprio permettersi tale dimenticanza, questo invece ha innalzato una barriera gigantesca un clamoroso muro contro muro nel difendere questa sua fantomatica istituzione scolastica che lui mal gestisce e di cui evidentemente si è sentito colpito nel vivo per le mie critiche ed i miei attacchi diretti, non soltanto non dandomi ragione ma minimizzando l’accaduto. Un’inetto di prima categoria, una mancanza totale di basico ‘saperci-fare’ ovvero sono in torto marcio, almeno do il contentino alla signora inviperita per il trattamento ricevuto – questo è quello che avrebbe detto la logica.
E’ accaduto tutt’altro, se non ci fosse stata la mediazione (in quel caso sensata) di Marco penso che non saremmo riusciti nemmeno a intavolare un discorso di 20 minuti perché dopo 5 me ne sarei andata non stringendogli nemmeno la mano per salutarlo.
Ciliegina sulla torta quando mi fa: “Signora le consiglio di leggere la Patente di Pirandello!” sono DIVENTATA VERDE pensando: “Come ti permetti brutto inetto senza palle a dare per scontato che di fronte hai un’ignorante che non ha letto nemmeno i classici?” mi sono limitata ad assumere un’espressione di pietra ed a dirgli: “Non si permetta di fare l’insegnante con me, ovvio che ho letto la Patente di Pirandello, ha sbagliato persona sa?”.
La prossima volta gli porto il Manuale di Epitteto all’inetto arrogante chissà che se lo sia scordato per strada nel suo illuminante percorso da dirigente scolastico. Idiota del cazzo.
Il mio morale è ulteriormente andato giù perché (punizione divina? Eheh…) mi sono anche beccata una fastidiosissima infiammazione all’occhio sinistro da ieri pomeriggio, continuo a mettere le gocce antibiotiche ma ho un occhio impresentabile, stasera mi avrebbe fatto bene uscire, svagarmi un po’ seppure con una compagnia di bimbi scatenati che si sa quando esci coi bambini non è che pretendi di riposarti, ma avrei potuto concedermi qualche ora di svago invece bendata mi sono dedicata alla casa, domani ho anche una pigna di roba da stirare e temo che il mio week-end finisca così: in-vacca…
Scrivere mi consola, scrivere mi permette di ordinare i pensieri e di calmarmi, avrei da scrivere anche un altro capitolo emozionale ma lo rimando a momenti più propizi, adesso non ho la lucidità necessaria.
A presto.
E